Martedì 22 novembre si è svolto l’incontro DES trentini in dialogo, un pomeriggio di confronto su quali siano le sfide future per i DES in Trentino passando dalla governance alla promozione, dagli esiti previsti alla sostenibilità, prima con i protagonisti delle esperienze in azione sui territori, allargando poi la discussione a tutti gli attori interessati, a partire dai policy makers che sostengono questo strumento. E’ stata un’occasione per soffermarsi sulle evidenze che emergono dalla pratica e per condividere possibili cambiamenti per migliorare questi percorsi.
Ripercorriamo qui alcuni degli elementi salienti emersi nel pomeriggio allo scopo di riportare a chi non è potuto essere con noi alcune riflessioni, ma soprattutto per condividere le possibili linee di sviluppo future.
Dopo il lavoro sui tavoli tematici, la seconda parte del pomeriggio prende il via con un saluto di Giusi Valenti di Consolida, responsabile Centro per l’Economia Solidale: “Dopo due anni di lavoro il Centro per l’Economia Solidale voleva prendersi del tempo per condividere lo sviluppo futuro e il senso che diamo al nostro agire: scoprire nuove idee e punti di vista. Il lavoro svolto sui tavoli è stato un’occasione per raccogliere idee e riflessioni, ma soprattutto per incontrarci e discutere di possibili crescite, del futuro delle reti che vorremmo ora condividere anche con gli altri stakeholder”.
I tavoli di confronto
Paolo Fontana – Euricse – ci racconta quanto emerso nel secondo gruppo, chiamato a riflettere sui temi della comunicazione e della rendicontazione. Nel gruppo erano presenti diverse esperienze: DES Verde e Riuso con la coop. Garda 2015 e Consolida, DES carcere con Consolida, Do Et Des con la coop cs4, Atotus, L’associazione La Foresta con il progetto Alimentare Cultura.
Il primo focus è stato posto sui risultati raggiunti dalle esperienze e come questi possono alimentare la comunicazione per far arrivare le informazioni a più soggetti possibili. Un’occasione di conoscenza reciproca e di condivisione di problematiche individuali, ma che si scoprono essere condivise. Ecco alcuni punti emersi:
- Se la rete è solida, formalmente costruita, attiva, stabile e abitata ci sono possibilità di sviluppo maggiore. Le informazioni devono circolare per poter evolvere;
- L’inserimento lavorativo o di accompagnamento o di formazione sono opportunità occupazionali, ma anche occasioni di crescita per l’autonomia delle persone. Tangibili esiti delle organizzazioni coinvolte sono la crescita lavorativa e umana;
- Serve manutenzione e presidio delle attività in modo continuativo: questa è sostanzialmente una premessa al raggiungimento degli obiettivi. Servono persone dedicate al presidio costante;
- Dove il DES è portatore di una visione imprenditoriale le opportunità si moltiplicano non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista della comunicazione.
La comunicazione, in particolare, dovrebbe essere in grado di ingaggiare i destinatari della propria attività come elementi fondanti. Deve però avere una duplice stile: uno più istituzionale e uno più rivolto alla cittadinanza generica. Un passaggio di stile, di linguaggio, di strumenti, ma che diventa doveroso anche in ottica di sostenibilità economica, di coinvolgimento del target. Il DES può essere strumento di comunicazione condivisa dalla rete.
Ma quali sono le sfide future? Criticità, problemi, difficoltà sono state trasformate in sfide:
- Sostenere la crescita che si sta attuando: bisogno di spazi, di ampliare il proprio spazio di azione;
- Dobbiamo provare ad ampliare il gruppo di beneficiari, il target coinvolgibile dalle attività del DES, diversificare le fonti di riferimento: operare una evoluzione in base al contesto nel quale operiamo;
- Costi di coordinamento: la rete ha un costo a cui i DES dovranno guardare con particolare attenzione.
Jacopo Sforzi – Euricse ci racconta quanto emerso nel secondo gruppo che aveva come temi il lavoro di rete e la governance.
I partecipanti seduti al tavolo erano rappresentanti di due tipologie di DES:
– Des tematico: Verde e Riuso con la coop Garda 2015 e Consolida, Carcere con la coop Kaleidoscopio, Agricoltura sociale con Consolida;
– Des territoriale: Fiemme e Fassa con la Coop Oltre
Molti dei temi emersi riprendono quelli del gruppo precedente, ma vale la pena sottolinearne alcune sfumature:
- Costi di coordinamento. Per quanto il DES possa essere grande o piccolo, tenere insieme la rete è molto complesso e oneroso. C’è bisogno di dedicare una risorsa per far funzionare a pieno regime il sistema: una persona che si prenda cura della rete. Lavorare all’interno di una rete ha dei costi: non solo economici, ma anche di tempo. Se non viene manutentata nel tempo rischia di disperdersi;
- Rapporto con il proprio territorio. Per quanto riguarda il DES territoriale il coinvolgimento del territorio è forte: è chiaro a tutti che il beneficio deve essere sul territorio e viene riconosciuto. Per i DES tematici invece sono le attività che fanno la differenza a livello generale: poi ci sono i territori da attivare. Non sono solo le competenze inserite nel DES a fare la differenza, ma sono necessari dei requisiti territoriali di governace. Ogni territorio agisce in modo diverso (comuni, CdV, non danno le stesse possibilità su tutti i territori);
- Prerequisito necessario è individuare dei quadri normativi specifici per ogni settore di riferimento per permettere la scalabilità in altri territori;
- Obiettivo generale del DES è raggiungere obiettivi che lavorando singolarmente non sarebbe possibile raggiungere;
- Le risorse economiche non sono l’unica necessità dei DES, ma lo sono anche agevolare le occasioni di dialogo, gli strumenti che possono essere messi in campo dagli enti pubblici per facilitare il lavoro quotidiano dei DES.
Gli obiettivi futuri emersi in conclusione al lavoro sul tavolo sono:
- Far evolvere i DES devono coinvolgere diversi enti e partner per aumentarne l’efficacia, aumentando il raggio d’azione e creare prospettive nuove;
Il punto di vista dei policy makers
Federica Sartori – dirigente servizio politiche sociali – Provincia autonoma di Trento
Partiamo da una domanda: quali sono gli ingredienti giusti per portare progettazioni di DES inclusivi e progettazione sociale? Ci sono 5 parole chiave riportate che vanno sottolineate:
– Evidenza: c’è molto di implicito in quello che viene detto e fatto. Fare chiarezza sugli obiettivi, rendere evidente la propria finalità aiuta la comunicazione e la chiarezza. Un DES deve avere un obiettivo importante, ma deve poter essere declinato in modo pragmatico. Deve esserci un punto di equilibrio, una sostenibilità anche economica: deve essere un elemento dirimente per poter avere un futuro;
-Valore: il DES non è un obiettivo, ma uno strumento. I prodotti del DES vanno individuati e valorizzati. Importanti sono la rendicontazione, le valutazioni di impatto qualitative e quantitative a supporto;
– Perimetro: perimetro di territorio o di ambito? Un DES deve posizionarsi in modo chiaro: l’elemento aggregante deve essere chiaro. La rete così può essere attivata in modo non scontato, attivando soggetti diversi ed eterogenei (profit, no profit, enti istituzionali…);
-Effetti moltiplicatori: effetti che erano stati previsti, ma anche sorprese che bisogna avere la forza di cogliere, anche in senso negativo. Proprio per questo ancora una volta bisogna monitorare, osservare con consapevolezza;
– Diversificazione: diversificare prodotti, servizi e target, ma anche fonti di finanziamento: quota pubblica, privata, bandi, vendita… è una dimensione da tenere presente fin dall’inizio.
Se si riescono a mettere a fuoco queste 5 aree, la comunicazione è più chiara all’esterno ma anche all’interno è più chiara e assume più forza.
Luciano Galetti – Direttore d’ufficio risorse unione europea e sviluppo territoriale – Provincia autonoma di Trento
Quella fatta oggi è una operazione di ascolto doverosa e utile.
Ma cosa sarà un distretto? Ogni singola rete si darà una cornice diversa in base ai territorio, alle sensibilità, alle reti. Noi policy maker mettiamo a disposizione strumenti per l’aiuto e l’accompagnamento, ma ogni distretto è diverso e deciderà la sua strada in autonomia, riflettendo su obiettivi, possibilità e sostenibilità.
Il metodo usato oggi, quello del confronto, è lo strumento giusto: partecipazione, disponibilità, presenza sui territorio sono elementi forti che vanno valorizzato. I DES che stanno nascendo sui territori troveranno spazio di dialogo di confronto con realtà nazionali e internazionali grazie anche alle attività del tavolo dell’economia solidale che supporta queste attività: un empowerment di conoscenza, consapevolezza, scambiando know how con contesti diversi.
Diventa sempre più necessario costruire dei percorsi partecipati a più voci ed è un bene che questo dialogo parta dal terzo settore. Ma è bene anche che gli enti locali siano coinvolti maggiormente, questa potrebbe essere fonte di arricchimento strategico. Dovrebbe essere invece un attore che co-progetta che co-partecipa attivamente all’interno di queste reti.
Il futuro dei DES
Obiettivo futuro è valorizzare i DES come occasione di rilancio del sistema dell’economia solidale, come elemento cardine, elemento determinante in quanto produce elementi tangibili e visibili. Verranno predisposte azioni di formazione, condivisione e confronto anche in base a quanto emerso oggi. Obiettivo del Centro per l’economia solidale è anche creare occasione per condividere strumenti ed idee che possono essere socializzate, raccolte e poi condivise con il decisore politico.
Per maggiori informazioni
Stefano Musaico
centroeconomiasolidale@consolida.it
Tel: 3425570810
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