Parliamo di edilizia sostenibile quando questa attività si pone l’obiettivo di ridurre il più possibile i suoi impatti negativi sull’ambiente, garantendo il benessere psicofisico della popolazione, sia nei sistemi urbani che all’interno delle abitazioni e dei luoghi di studio e di lavoro.
Diventa ogni giorno più urgente programmare interventi di rigenerazione urbana e in particolare di trasformazione del patrimonio edilizio esistente per ridurre l’eccesso di consumi energetici.
Secondo il Report annuale del World Green Building Council 2019-2020, infatti, il settore dell’edilizia è responsabile del 39% delle emissioni di CO2 di cui un 28% deriva dal processo di gestione dell’edificio mentre il restante 11% è associato alle emissioni relative ai materiali e processi di costruzione.
Strategica, sarà, quindi, la possibilità di disporre di iniziative che possano promuovere la qualità e l’efficienza degli interventi sia sul nuovo ma soprattutto sull’esistente, per ottimizzare risorse economiche sempre più limitate.
Considerando il caso italiano, diverse sono le sfide e le problematiche alle quali l’edilizia sostenibile deve prestare attenzione fin da subito per poter intervenire in modo repentino ed efficace.
Un primo tema riguarda la sicurezza e la riqualificazione di edifici pubblici e privati. Considerando che siamo, insieme a Grecia e Turchia, tra i Paesi con il più alto rischio sismico in Europa e che il nostro patrimonio immobiliare è molto vecchio, sono necessari grandi investimenti in questa direzione, come dimostra un recente rapporto di Cittadinanzattiva che, tra il 2018 e il 2019, riporta un crollo in una scuola italiana ogni quattro giorni, problema che riguarda senza distinzioni tutto il Paese.
Sul lato privato oggi non mancano gli incentivi, ma l’opera di messa in sicurezza delle abitazioni ha davanti a sé diversi ostacoli. Primo fra tutti il trend demografico generalmente negativo (fanno eccezione solo le zone attorno all’A1, l’A4, parte dell’A22 e poche altre città) che implica lo spopolamento di tantissimi piccoli centri urbani, le cui abitazioni disabitate perdono valore e non trovano lo spazio economico per essere messe in sicurezza. Questo fenomeno è riscontrabile anche in diversi borghi montani nelle Alpi e in Trentino, dove costi e responsabilità per impedire il crollo di alcuni edifici ne fanno calare sensibilmente il valore.
La sfida fondamentale dell’edilizia sostenibile riguarda, poi, la dimensione energetica e la riduzione dell’impatto ambientale. I dati parlano chiaro: nel nostro Paese, il settore residenziale occupa, da solo, il 25% delle emissioni totali. È importante osservare come, negli ultimi anni, in grandi città come Milano le emissioni legate ai mezzi di trasporto si siano quasi dimezzate mentre quelle legate ai fabbricati sono addirittura in aumento. Questa tendenza è sintomo di quanto la fetta di inquinamento atmosferico legata all’edilizia sia meno conosciuta o venga meno considerata. All’urgente bisogno di ridurre la dispersione di anidride carbonica per ovviare al surriscaldamento globale, si affianca l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica (in base ai dati relativi al terzo trimestre 2021, il Prezzo Unico Nazionale per l’elettricità risulta in aumento di circa il 65% rispetto al secondo trimestre 2021 e di circa il 195% rispetto al livello medio del corrispondente trimestre del 2020), che implica minori investimenti ma soprattutto l’aumento della povertà energetica in Italia.
Altro tema su cui volgere lo sguardo riguarda il mercato del lavoro, caratterizzato da poca innovazione: la Cnce riporta che dal 2008 al 2017 la forza lavoro fino ai 35 anni è calata del 69%, quella tra i 36 e i 50 anni del 40% mentre quella che supera i 50 è l’unica ad essere rimasta pressoché invariata e si calcola che circa il 30% della forza lavoro nelle costruzioni dal 2025 in poi sarà over 55. Oltre a non riuscire a costruire un’offerta che soddisfi l’enorme richiesta di lavoro in Italia, la riduzione della forza lavoro giovanile è un problema, in quanto è notoriamente portatrice di innovazione, possedendo maggiore propensione alle nuove tecnologie. La popolazione più giovane oggi è poco interessata ad entrare a far parte dell’industria edile perché è un settore fermo, poco trasparente, spesso caratterizzato da affarismo, culturalmente vecchio e maschilista (le donne costituiscono solo il 6,5% degli occupati totali, per non parlare delle persone appartenenti alla comunità lgbtq+) e incline a formare sistemi di caporalato e sotto pagamento.
Per cercare di ovviare ad alcune di queste problematiche e far ripartire il settore delle costruzioni, la misura di incentivi più importante arrivata dal governo e mirata a rendere più efficienti e sicure le abitazioni, è il Superbonus 110%, introdotto dal D.L. “Rilancio” di maggio 2020, che è a sua volta suddiviso in Ecobonus, per agevolare i lavori di efficientamento energetico, e Sismabonus, per quelli di adeguamento sismico. Tale sistema ha dato nuovo slancio all’edilizia durante l’anno passato nonostante si siano riscontrati altalenanti rallentamenti dell’applicazione, per motivi strettamente burocratici. D’altro canto, però, la repentina crescita della domanda di interventi di riqualificazione ha portato all’aumento dei prezzi e alla scarsità dei materiali da costruzione interessati. Inoltre, gli obiettivi di efficientamento energetico degli edifici avrebbero potuto essere più ambiziosi.
Nonostante i primi passi in avanti fatti grazie all’attuale sistema di incentivi è, quindi, necessaria una strategia a lungo termine per il raggiungimento della neutralità carbonica imposta dall’ Unione Europea entro il 2050. Alcune regioni hanno già fatto passi avanti in tal senso, come il Trentino, che, con il titolo IV della legge provinciale 4 marzo 2008, n. 1 (legge urbanistica provinciale) incentiva e fornisce le linee guida per le imprese che vogliono cimentarsi nel settore edile attraverso metodi di costruzione e modelli alternativi, fondati su rispetto ambientale, salute, sicurezza, collaborazione e attenzione sociale.
In generale la direzione che nei prossimi anni prenderà l’edilizia sostenibile presuppone una filiera della progettazione e della realizzazione delle opere edili e degli interventi costruttivi alternativa. L’intera catena del valore deve includere un’ideazione, progettazione, realizzazione e gestione attenta all’intero ciclo di vita dei materiali e dei manufatti, che razionalizzi l’uso delle risorse, che limiti l’impatto ambientale e che promuova l’utilizzo di materiali ecocompatibili, preferibilmente locali. Una formazione in tale direzione e una revisione del processo edilizio permetterà la riduzione dei tempi e dei costi degli interventi e il maggior controllo della qualità per rendere, così, possibili riqualificazioni energetiche e antisismiche su larga scala, nonché una forte innovazione e un deciso svecchiamento dell’intero settore dell’edilizia.