IL WELFARE DI COMUNITÀ CON LA COOPERATIVA ARCOBALENO

IL WELFARE DI COMUNITÀ CON LA COOPERATIVA ARCOBALENO
14 Settembre 2020 Antonella Piazzolla

Ricercare il massimo impatto sul territorio è la principale funzione degli enti del Terzo Settore, di cui cooperazione sociale rappresenta una delle forme giuridiche più rappresentative. Arcobaleno è una cooperativa sociale attiva nella comunità dell’Alto Garda e Ledro. La fase del lockdown da COVID-19 ha messo sotto stress i servizi della cooperativa ma è stata l’occasione per dar vita una raccolta fondi per l’acquisto di camici e altri dispositivi di protezione individuale che ha avuto un grande successo.

 

Uno dei disciplinari dell’economia solidale trentina regolato dalla legge provinciale 13 del 2010 è il welfare di comunità. Ne parliamo con Antonio Russo uno dei responsabili di Arcobaleno scs!

 

La cooperativa

“Siamo nati nel 1988 da un gruppo di volontari Caritas nella zona di Arco. Il motivo della nostra nascita si centra sull’offrire un servizio di assistenza domiciliare, ancora il nostro servizio principale, dove abbiamo la maggior parte dei nostri operatori, 60 al momento. Con il passare degli anni, però, ci siamo evoluti e siamo arrivati ad avere diversi servizi” inizia Antonio Russo – che in precedenza si è occupato, anche come volontario, del campo di prima accoglienza per richiedenti asilo di Marco di Rovereto. “Adesso abbiamo tre strutture: una piccola per persone con disagio psichico; un’altra per persone che hanno bisogno di un reinserimento nella società; poi un altro servizio residenziale, un appartamento di tre persone, dove abitano in autonomia con due/tre passaggi settimanali da parte degli operatori. Quest’ultimo è un servizio a bassa soglia, quindi per persone che sono in fase di reinserimento totale, che hanno già un lavoro, ma hanno ancora bisogno di un supporto. Noi, quindi, diamo loro un sostegno”. Oltre a questi offrono il servizio di assistenza educativa scolastica e un servizio innovativo denominato Spazio Comune rivolto principalmente agli inquilini ITEA di Riva del Garda “È un centro di aggregazione per la comunità, quindi chi vuole fare un corso di sartoria o chi non si può permettere il doposcuola può andare lì. All’interno della struttura, inoltre, si trova una piccola biblioteca per bambini”. 

Dal novembre 2019 hanno modificato lo Statuto, ottenendo la qualifica di cooperativa sociale “mista” per avere una maggiore operatività sia sul fronte dell’assistenza che di quello dell’attività di inserimento lavorativo.

E i volontari?

“Abbiamo sempre cercato di valorizzare le persone, quindi magari se decidiamo di investire e far crescere volontari o dipendenti che hanno una determinata mansione allora pian piano assegniamo loro nuovi compiti e ad avere maggiori responsabilità”. Con il servizio Luogo Comune sono arrivati ad avere anche 60 volontari iscritti al registro!

 

Quanto è importante costruire “reti” per il successo del welfare di comunità?

“Importantissimo! Abbiamo sempre cercato di creare nuove reti, anche nelle collaborazioni specifiche nel lavoro, costruendo ATI (Associazione temporanea di impresa) per esempio, con il Punto D’approdo ed ATAS per i richiedenti d’asilo nella seconda accoglienza. Ci siamo anche formati e partecipiamo a convegni ed eventi. Il sentire la presenza sul territorio da parte dei cittadini di una o più realtà coese è secondo noi fondamentale, motivo per cui abbiamo aperto il servizio Luogo Comune, per cercare di capire quali siano le necessità e coinvolgere in maniera attiva la comunità. Di certo non è una cosa facile, e ci siamo anche resi conto che ci sono situazioni al margine, che magari al primo sguardo non lo sembrano. Vivendo quasi in una sfera di cristallo non ci rendiamo conto spesso delle situazioni di difficoltà che vivono alcune persone. Perciò, lavoriamo anche in maniera attiva con la Caritas. Uno dei nostri membri fondatori gestisce quella di Arco e abbiamo sempre dei progetti attivi per aiutare cittadini che ne fanno richiesta”

 

Il coronavirus e la gestione della cooperativa durante l’emergenza

La cooperativa non ha mai sottovalutato l’emergenza e fin da subito c’è stata una buona organizzazione e non hanno esitato a mettere i propri dipendenti in smart working. 

“Abbiamo anche scoperto delle risorse interne molto interessanti! Non abbiamo neanche mai interrotto i nostri servizi, a parte la scuola e Luogo Comune che non potevano rimanere aperti per via delle aggregazioni che si creano”

Hanno fatto una raccolta fondi, in cui hanno raccolto circa 130.000 euro con l’aiuto di altre realtà, con cui hanno rifornito gli ospedali mascherine, camici usa e getta e tute. Oltre a ciò, si sono mossi in anticipo rispetto alla circolare provinciale mettendo a disposizione 8 dei loro operatori alle case di riposo.

“Abbiamo, dunque anche reso disponibile materialmente le nostre risorse all’interno del sistema. Certamente, anche noi abbiamo dovuto mettere qualche persona in cassa d’integrazione, ma riteniamo di aver lavorato bene con le realtà del territorio: tra le altre, con la comunità di valle, con l’azienda sanitaria…C’è anche da precisare che la raccolta fondi non l’abbiamo fatta da soli: abbiamo infatti collaborato insieme a una ditta di infissi e cartongesso, Zandonella di Riva del Garda. Ora stiamo tornando lentamente in ufficio. Anche per i servizi stiamo creando dei piani di ripresa, che non sono stati interrotti ma gestiti seguendo tutte le indicazioni dall’azienda sanitaria e dalla Provincia Autonoma di Trento. Resta il fatto che continuiamo a tenere l’attenzione altissima, anche per il futuro. Non possiamo sottovalutare il problema e di certo non sappiamo come andrà e come potrà andare”. 

 

E l’economia solidale trentina?
“È comunque un bellissimo progetto, e pone le basi adesso per il futuro ai quali tutti ci dovremmo giustamente tenere”.  Secondo Russo è difficile un’adesione al 100% probabilmente anche a causa della distanza fisica dalla città di Trento.

 

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