L’AFFASCINANTE MONDO DI MANDACARÚ E DEL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE

L’AFFASCINANTE MONDO DI MANDACARÚ E DEL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE
31 Agosto 2020 Antonella Piazzolla

Al centro il produttore, non il prodotto: questo è la caratteristica chiave di ciò che promuovono in Mandacarù, cooperativa sociale che promuove il commercio equo e solidale e il cui nome è ispirato da un cactus brasiliano quale simbolo di resistenza contro l’ingiustizia. Mandacarù aderisce alla rete dell’economia solidale Trentina, ritenuta ancor più utile viste le incertezze dovute alla crisi socio-economica che stiamo attraversando.

 

Mandacarù aderisce al disciplinare del commercio equo e solidale della legge provinciale  13 del 2010, e svolge la sua missione grazie a 14 botteghe distribuite su tutto il Trentino in cui operano circa 400 volontari e più di 3000 soci. Oltre alle botteghe, l’attività della cooperativa si sviluppa attorno a quella della raccolta di capitale per sviluppare le proprie attività, la cooperazione internazionale con progetti attivi e a progetti educativi e culturali destinati in particolare alle scuole. L’anno scorso è avvenuta la fusione con la cooperativa Le Formiche di Bolzano, anch’essa aderente al consorzio nazionale Altromercato.

Dell’attività, della mission e delle prospettive ne abbiamo parlato con il presidente della cooperativa e Fausto Zendron e con il direttore Giovanni Bridi.

Un po’ di storia

La cooperativa è nata nel 1989’, afferma Bridi ‘sono 31 anni quest’anno, e coinvolge 14 botteghe del commercio equo e solidale, circa 400 volontari, 3000 soci. Quando è nata, Mandacarù si chiamava Cooperativa Nord Sud per un Commercio Equo e Solidale e ha assunto il nome di cooperativa Mandacarù nel corso degli anni. Il senso originale della costituzione sta nel nome, ovvero quello di promuovere l’idea del commercio equo e solidale’

A cosa si ispira il commercio equo solidale in Mandacarù?

“La caratteristica principale del commercio equo e solidale è la centralità del produttore, piuttosto che del prodotto” afferma Zendron, aggiungendo che queste tipologie di filiere “partono dal principio che il produttore abbia il riconoscimento di un prezzo equo. L’utopia dei fondatori era quella che si potesse arrivare a una trasformazione del mercato, a una crescita del commercio equo e solidale. L’obiettivo ora più plausibile, tuttavia, è riuscire attraverso il nostro esempio a migliorare e a modificare quelle che sono alcune regole non corrette del commercio tradizionale, che in parte è avvenuto’. Anche le multinazionali dispongono di prodotti da filiere eque. “Nel caffè c’è Nestlé e Lavazza”, continua Zendron, “che hanno inserito prodotti equi e solidali nei loro assortimenti. Anche nell’ambito dello zucchero si trovano delle multinazionali, come in quello delle banane, prodotto storico del commercio equo e solidale fresco, in cui sono presenti aziende quali Chiquita e Del Monte. Queste linee di prodotti equo ovviamente resteranno sempre diverse da quella che Mandacarù commercializza, perché, a differenza di loro, oltre a fare ciò, riversa parte del guadagno ai produttori che sono quindi partecipi di tutto il sistema. In queste aziende non ci sarà mai un contadino che fa parte del consiglio di amministrazione, mentre all’interno delle filiere di Mandacarù i produttori contano”.

La banana: prodotto storico del commercio equo e solidale

Qual è la situazione in Trentino Alto-Adige? 

“Il Trentino Alto-Adige è la prima regione in Italia per consumo pro capite”, afferma Zendron, “anche se siamo molto lontani dal consumo pro capite di un paese a noi vicino tipo la Svizzera o in parte anche l’Inghilterra, però il Trentino Alto-Adige ha quote pro capite molto più elevate delle altre regioni italiane. Probabile che il territorio presenti precondizioni culturali propense “Non è un caso che i fondatori di Altromercato, il più importante consorzio italiano nell’ambito del commercio equo e solidale, siano tutti e tre altoatesini”.

Come ha impattato l’emergenza sanitaria sull’organizzazione della cooperativa?

“Abbiamo potuto esprimere una buona capacità di adattamento a situazioni diverse. Sono stati formati lavoratori, i volontari, coinvolti nell’attività della cooperativa per riuscire a portare avanti la loro missione. Poi la cooperativa dopo la fase più difficile è ripartita in tutte le sue attività e adesso tutto è a regime” afferma Bridi. “Abbiamo per fortuna tanti soci, volontari e clienti affezionati che non vedevano l’ora di poter di nuovo acquistare nelle botteghe e ci hanno dimostrato di esserci nel periodo in cui siamo stati chiusi” aggiunge Zendron. Durante il lockdown, Mandacarù ha sperimentato anche nuovi canali di vendita come l’online e la consegna a domicilio. Molto invece è cambiato per i produttori “Leggiamo bollettini su contagiati, morti, ricoverati ogni giorno, ma in realtà nel mondo continuano ad esserci problematiche non solo di carattere economico, ma in particolar modo sociale, in determinati paesi e per soggetti a cui il covid ha ulteriormente inasprito le condizioni socio-economiche. Questo è accaduto ai nostri produttori che hanno sempre fatto parte di categorie sociali economiche svantaggiate” continua Zendron e aggiunge “Quindi mai come in questo momento credo che ci vorrebbe un attenzione che si sposti dal piccolo raggio al grande raggio, cercando di capire che la soluzione del covid alla fine non la si troverà facendo solo un ospedale in più, per quanto importante o efficace, ma riuscendo a capire il contesto e da dove sono nate queste problematiche. Nel mondo, infatti, il covid ha scavato ancora di più differenze fra le categorie sociali all’interno delle popolazioni”.

Qual è il rapporto con la rete dell’economia solidale?

“L’economia solidale in Trentino è molto importante e penso che recitiamo un ruolo interessante al suo interno” dice Zendron, e aggiunge “Siamo una cooperativa sociale anche se un po’ atipica perché i nostri utenti sono in parte nostri soci qui, in parte vivono in tutto il resto del mondo. La nostra, quindi, è una realtà diversa da quello che è rispetto a una cooperativa sociale tradizionale, però crediamo che sia comunque importante all’interno di questo mondo. È sicuramente indispensabile per ripartire nella giusta direzione. Ciò che fa realmente la differenza in queste situazioni è l’elemento umano, e l’economia solidale mette al centro proprio le persone”.

 

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